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Che cos’è un cobot

Il termine cobot si differisce parecchio dai tradizionali robot. Il nome è stato assegnato dall’unione di due parole inglesi, COllaborative e roBOT. Questo perché la robotica ha subito una evoluzione notevole rispetto a quella a cui siamo abituati.

La tecnologia robotica di ultima generazione, ha fatto sì che i cosiddetti cobot, potessero collaborare in un ambiente più sicuro insieme agli umani. Una situazione mai vista prima d’ora, visto che solitamente gli automi venivano progettati con sistema meno sicuro e più a rischio.

Oggi invece, i sensori altamente tecnologici, permettono di scannerizzare i visi degli impiegati per prevenire le loro azioni, individuare i movimenti più o meno pericolosi, ma soprattutto automatizzare dei processi che prima richiedevano un tempo maggiore per poter esser eseguiti.

I cobot inoltre, possono essere personalizzati e programmati in base all’attività di cui necessita un’azienda. Ciò garantisce una flessibilità maggiore in termini di operatività.  Non è un caso che Amazon Logistics abbia pensato bene di integrare i suoi cobot in attività lavorative più complesse e faticose.

Il punto di svolta dei cobot è sicuramente il loro braccio meccanico. Gli assi sono stati progettati per svolgere i movimenti come quelli di un essere umano, il che renderebbe tutto più semplice e veloce.

Come sappiamo Amazon cerca di esaudire tutte le richieste dei clienti riducendo i tempi di attesa e battendo la concorrenza sul tempo riducendo il più possibile i costi di produzione. La scelta è quella di mettere l’esigenza dell’utenza sempre al primo posto.

Amazon aumenta ed ottimizza le spedizioni con i cobot

Pochi anni fa, più precisamente nel 2019, l’Associated Press ha comunicato che Amazon Logistics avrebbe impiegato oltre 200mila cobot presso i suoi magazzini. L’utilità è legata ad un aumento di produttività nelle aree addette al servizio di consegna merci.

I cobot (come si intuisce dal nome), cooperano con gli umani. Il problema principale per gli addetti ai lavori è l’intensità e i ritmi procedurali a cui devono badare avendo a che fare con degli automi. Ad aver acquisito tali macchine autonome è la stessa società Amazon Robotics.

Amazon Robotics, ex Kiva Systems, è stata comprata dal colosso di e-commerce nel lontano 2012, per un totale di 775 milioni di dollari. Un investimento importante che oggi fornisce i suoi ottimi frutti: ritmi di lavoro accelerati e un aiuto significativo da parte degli automi presenti nelle infrastrutture del colosso statunitense.

Amazon ha deciso di impiegare i robot per ottimizzare le aree produttive. Un esempio pratico, così come riportato dall’Associated Press, riguarda il compito delle macchine informatiche durante il trasporto delle merci negli scaffali più alti dei magazzini Amazon.

I cobot lavorano ad alta intensità, motivo per cui anche il lavoro umano potrebbe risultare moltiplicato. A fortificare il concetto è anche Beth Gutelius, docente di sviluppo economico urbano a Chicago, presso l’Università di stato dell’Illinois.

Secondo i suoi studi, dato che si tratta di una evoluzione tecnologica che corre a vista d’occhio, i lavoratori avrebbero necessità di seguire diversi corsi di formazione e in modo costante, per evitare di subire danni in termini di sicurezza sull’ambiente di lavoro con i robot.

Un report importante arriva direttamente dal The Center for Investigative Reporting’s Reveal, con il quale ha dimostrato (tramite una intervista ai dipendenti logistici di Amazon), che gli infortuni più numerosi si sono verificati in ambienti con la presenza dei cobot piuttosto che in quelli senza.

Sono sempre maggiori i campi di applicabilità dei cobot nella logistica e nella produzione aziendale. Il trend di Amazon ha spinto sempre più aziende ad investire nella robotica collaborativa. Aziende come la Homeberger robotica si trovano ad avere sempre maggiori richieste per progettazioni di processi produttivi con l’inserimento di cobot.